L’avventura inizia alcuni giorni prima dell’escursione, con alcune telefonate ad amici allo scopo di acquisire informazioni su come raggiungere la grotta stessa.
Alcune ricerche su internet portano ad apprendere che la cappella presente all’interno di questa grotta naturale risale all’anno mille, le stesse ricerche non rilevano foto riguardanti tale grotta e ciò rende ancora più appetibile l’escursione.
La grotta seppur non visibile da giù è incastonata nella parte alta della parete rocciosa della montagna che sovrasta Valva, l’esposizione della grotta rende inutile in questo periodo levatacce mattutine in quanto raggiungendola troppo presto, resterebbe troppo in ombra; quindi si decide di partire dal centro di Valva alle ore 09:00 e dopo qualche chilometro in auto è necessario parcheggiare e iniziare la lunga salita a piedi.
Il tempo è ottimo e durante la salita si ha modo di apprezzare la natura e le cromie calde che in questo periodo dell’anno offrono il meglio di sé.
Dopo circa un quarto d’ora di cammino relativamente comodo e provvisto di sentiero, inizia il percorso più impegnativo, dove una volta vi era un mulattiera, ora a causa dell’ultima alluvione ha lasciato il posto ad un percorso abbastanza accidentato, ma la voglia di giungere alla grotta rende meno faticosa la salita.
Qualche breve tappa di tanto in tanto permette di ammirare ed apprezzare tappeti di foglie secche che adornano in modo quasi didascalico il paesaggio che si mostra nella sua veste più colorata e vivace.
Man mano che si prosegue il costone roccioso si fa sempre più imponente e le striature nere nella sua parte alta si iniziano a intravedere nitide, la leggenda narra che tali striature siano le tracce del diavolo lasciate quando è stato schiacciato su tale costone.
E mentre il costone è sempre più vicino, la valle alle spalle è sempre più lontana e l’altezza fa si che si abbia in alcuni momenti la sensazione di trovarsi a bordo di un aeromobile.
Dopo oltre 40 minuti di cammino, il bosco per quanto ripido lascia il posto alla roccia viva e la pendenza di salita diventa decisamente faticosa da affrontare, ma la voglia di giungere la grotta è tale da rendere gradevole anche tale arrampicata, anzi diventa occasione per apprezzare le scale ricavate nella roccia che permettono di raggiungere la meta.
Ad un tratto ci si ritrova davanti una porta e la sensazione è strana, sa di mistico perché rappresenta il punto di passaggio verso l’ultimo tratto che porta alla grotta di San Michele, per fortuna tale porta è aperta ed è quindi sufficiente spingere un po’ per aprirla e passare al di là di essa.
Il panorama che è possibile ammirare da quassù è suggestivo e bello al tempo stesso, permette di scorgere la valle sottostante con un punto di osservazione davvero unico, si vedono chiaramente Quaglietta, Calabritto e Materdomini.
Improvvisamente volgendo lo sguardo in alto si mostra in tutto la sua veste misteriosa l’ingresso della grotta naturale.
Questo è ciò che si osserva appena varcata la porta, una grotta naturale dalle cui stalattiti gocciola acqua e si raccoglie in due vasche ai lati della cappella.
Il microclima presente all’interno della grotta conferisce una piacevole sensazione di fresco ed ha fatto sì che il suolo della grotta fosse rivestito di un manto verde acceso e al tempo stesso molto viscido, per cui è necessario camminare con una certa cautela per evitare sconvenienti scivolate.
E dopo aver trascorso una splendida mattinata a contatto con la natura e con il mistero che permea la grotta, ci si incammina sulla via del ritorno.
Belle foto, complimenti!
RispondiEliminaGrazie!
RispondiEliminabelle foto, mi potresti dare le coordinate del Santuario ?
RispondiEliminaArticolo molto ben fatto complimenti
RispondiElimina